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Fin da allora temevo come la peste chi mi chiedeva di versare sangue per purificare la mia anima. Non volevo credere alle valli di lacrime né a quelle di tenebre: ci sono altri posti più affascinanti e meno irragionevoli intorno a noi. Mio padre diceva: “Chi ti racconta ch eesiste una sinfonia più bella del respiro che ti anima, mente. Odia quanto hai di meglio: la possibilità di approfittare di ogni istante della tua vita. Se parti dal principio che il tuo peggior nemico è colui che tenta di seminare l’odio nel tuo cuore, avrai conosciuto metà della felicità. Il resto ti basterà tendere la mano per raccoglierlo. Ricorda: non c’è niente, assolutamente niente, che valga la tua vita… E la tua vita non vale quella degli altri”.

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“Perché?” digrigno i denti, offeso dalle mie stesse parole. “Perché sacrificare gli uni per la felicità degli altri? Di solito sono i migliori, i più coraggiosi che scelgono di donare la propria vita per la salvezza di chi se ne sta rintanato al sicuro. Allora, perché privilegiare il sacrificio di quei giusti per consentire ai meno giusti di sopravvivere? Non trovi che così si deteriori la specie umana? Cosa resterà, tra qualche generazione, se sono sempre i migliori a essere chiamati ad andarsene affinché i vigliacchi, gli ipocriti, i ciarlatani e i farabutti continuino a proliferare come topi?”

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“La vita di un uomo vale molto di più di un sacrificio, per quanto supremo possa essere” confessa sostenendo il mio sguardo. “Perché la più grande, la più giusta, la più nobile delle cause sulla Terra è il diritto alla vita…”

L’Attentatrice, de Yasmina Khadra (nom de plume de Mohammed Moulessehoul).